Percorso con la famiglia

Nel contesto attuale si diffondono modalità e tipologie nuove di “essere famiglia” (monogenitoriali, ricomposte, con o senza figli, con figli adottivi e/o biologici, di diversa appartenenza, etnica ecc.). Il terapeuta si trova a lavorare con famiglie contraddistinte da un sistema interpersonale in continua trasformazione.

La terapia coglie la famiglia nella sua dimensione olistica intesa come una totalità.

Quando la famiglia non riesce a comprendere il disagio che vive, si manifesta il sintomo spesso in un solo membro della famiglia. Il disagio del singolo viene letto dal terapeuta come una “figura”, che emerge dallo sfondo esperienziale dei disagi di tutta la famiglia. Anche quando si sottolineano aspetti unici di una persona bisogna inscriverlo in una prospettiva che vede e confronta il soggetto con la totalità in cui è inserito e da cui emerge.

Nell’incontro con la famiglia mi interessa guardare:

quale cambiamento iniziato la famiglia non riesce a portare avanti;

quale membro della famiglia sta male e in che modo stanno male gli altri;

in quale fase del ciclo vitale la famiglia si è bloccata. Si tratta di eventi che scandiscono i cambiamenti significativi e decisivi della vita di coppia prima e poi della famiglia.

L’incontro con la famiglia diventa terapeutico in quanto:

traccia strade e percorsi perché la famiglia riprenda la propria capacità di crescita;

facilita nella famiglia l’attraversamento di disagi, difficoltà e sintomi per arrivare al passo successivo del proprio ciclo vitale;

attiva la famiglia per rimettersi in cammino e in movimento per ritrovare il gusto dell’incontro e della pienezza personale e relazionale;

crea le condizioni dell’incontro personale all’interno della famiglia. Essere un Tu di fronte ad un altro Tu, ciò che dà vita alle relazioni familiari.

La seduta si rivela la ricerca delle parole e dei gesti nell’andare verso l’altro o una via per aprire l’accesso all’altro. Riprendendo il movimento verso la crescita del singolo e della famiglia.

Lavoro terapeutico

Lo svolgere della seduta terapeutica qui presentato offre una visone generale, ma da rifarsi ogni volta partendo dalla novità che ogni famiglia porta nel “Setting” con la sua storia e con la sua specifica sofferenza.

Prima fase. Dalla Prima Seduta si fa un passaggio che va dal sintomo che manifesta il singolo ai rapporti dei membri della famiglia. Il sintomo visto come il rivelatore del bisogno che hanno tutti i membri e non solo il paziente designato, di essere sostenuti in una fase evolutiva del ciclo vitale personale e familiare. Questa prima fase permette ampliare la consapevolezza attraverso l’apprendimento dell’ascolto di sé e dell’altro.

Seconda fase della seduta. L’attenzione si sposta sulla prossemica relazionale. Favorendo il contatto pieno tra i membri della famiglia due a due attraverso il dialogo.

Ciò che avviene nel dialogo permette di ritrovare la propria spontaneità. Gli altri membri della famiglia assistono e poi condividono le loro sensazioni, favorendo una risonanza vibrante per tutti.

L’intervento sulla prossemica relazionale mira anche a ridisegnare il confine generazionale genitori/figli. Durante il dialogo due a due si può rimarcare questa linea di confine.

Verso la fine della seduta

Importante la valutazione intima di ognuno di ciò che si è chiuso e ciò che rimane inconcluso, e cioè i compiti aperti da chiudere per facilitare l’apprendimento fondamentale per la vita personale e relazionale.

Alla fine della seduta il terapeuta proporrà il percorso da seguire.

Il prosieguo del percorso terapeutico può andare verso diverse strade a seconda della gravità del disagio dei figli che possono essere seguiti come sottosistema in concomitanza con la terapia dei genitori. Oppure sarà sufficiente una terapia per i genitori nella quale si potranno differenziare le tematiche coniugali da quelle genitoriali.

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